Negli ultimi giorni l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le nuove Statistiche catastali 2017. Una panoramica piuttosto complessa del mattone della Penisola che, con particolare riferimento al comparto abitativo, ci fornisce gli aggiornamenti su alcuni dei parametri più utili per poter valutare l’evoluzione dell’immobiliare tricolore.
Stock abitativo
Riassumendo le principali considerazioni sui dati catastali, iniziamo con le statistiche sullo stock immobiliare: per OMI, le unità immobiliari censite nelle categorie catastali del gruppo A (con la sola eccezione della A/10) sono in crescita di 114 mila unità a circa 35 milioni di unità.
A crescere su base annua sono state le abitazioni nelle categorie A/2, A/3 (abitazioni civili e di tipo economico), A/7 (villini) e A/11 (abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi). Di contro, risultano essere in calo le abitazioni signorili (A/1), le abitazioni popolari (A/4), le ville (A/8), i castelli e i palazzi di pregio (A/9) e le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale (A/5 e A/6).
Complessivamente, quasi il 90% delle unità residenziali è censito in catasto tra le abitazioni civili (A/2), economiche (A/3) e popolari (A/4). Ancora, lo stock abitativo è soprattutto intestato alle persone fisiche, per 32,3 milioni di unità, oltre il 92% del totale; alle persone non fisiche sono invece intestate 2,6 milioni di unità, mentre sono poco più di 11 mila le abitazioni inquadrate tra i beni comuni.
Rendita catastale
Alle abitazioni che al 31 dicembre 201 erano censite negli archivi catastali italiani, corrisponde una rendita pari a quasi 17 miliardi di euro, quasi 90 milioni di euro in più dell’anno precedente. Lo stock abitativo di proprietà delle persone fisiche corrisponde a una rendita catastale complessiva pari a quasi 15,7 miliardi di euro, ovvero il 92% del totale. Di contro, la rendita catastale che è attribuita alle abitazioni delle persone non fisiche risulta essere pari a circa 1,3 miliardi di euro, ed è poco meno di 4 milioni di euro per le abitazioni che risultano essere censite tra i beni comuni.
Ragionando in termini medi, la rendita catastale media per unità immobiliare ad uso abitativo nel 2017 è stata pari a 485 euro, con punte di 3.733 euro per la categoria A/9 e un minimo di 68 euro per la categoria A/6. Per quanto attiene le categorie più diffuse, si registra un dato di rendita catastale media di 626 euro per le abitazioni di cui alla categoria A/2, e un dato di 420 euro per le abitazioni di cui alla categoria A/3.
La superficie media
Concludiamo infine con uno sguardo sui dati di consistenza media. Secondo l’OMI, l’abitazione media censita in catasto ha 5,5 vani, e una superficie media (calcolata come rapporto tra la superficie catastale complessiva e il numero di unità) pari a 117 metri quadri, ma inferiore a 100 metri quadri per le abitazioni in categoria A/4, A/5, A/6 e A/11 e ben oltre i 200 metri quadri per le unità nelle categorie A/1, A/8 e A/9.
Tornando per un attimo alle unità abitative delle categorie più diffuse, quelle della A/2 hanno una superficie media di 126 metri quadri, che scendono a 110 metri quadri per la A/3.